di Anna Maria Cima
Articolo tratto dalla rivista "La soffitta" n.33-34 dell'A.C.S. di Viterbo
Il
mondo della filatelia entrò in prima elementare in punta di piedi; in seconda ,
francobolli di grosso formato con i personaggi dei fumetti, fiori, farfalle,
frutta... furono utilizzati principalmente per scrivere, in gruppo, storie
fantastiche che ora sono raccolte in due album e che i bambini volentieri
sfogliano per ritrovarvi ricordi di quando erano “piccoli".
Quest'anno,
in terza, ho scelto di intraprendere per la prima volta il percorso delle
collezioni personali per le seguenti ragioni:
•
la collezione tematica di classe, della quale ho fatto esperienza per tre anni
consecutivi e che continuo a considerare eccellente strumento didattico atto a
soddisfare uno scopo formativo ad ampio raggio, non soddisfa pienamente l’
intento di prolungare nel tempo l'interesse per la filatelia;
•
la collezione personale, viceversa, potrebbe rispondere all’esigenza di
identificarsi in un prodotto nel quale successivamente riconoscersi: ”Questo
lavoro l’ ho fatto io! Il mio lavoro non può essere confuso né paragonato
con altri perché qui c’ è la mia impronta di bambino”;
•
l’atto di ricevere la bustina che contiene francobolli inviati da tanti
collezionisti e che qualcuno ha donato al bambino scegliendoli appositamente per
lui dedicando tempo e cura, aggiunge un valore affettivo non trascurabile e crea
un legame nuovo.
Quel
piccolo tesoro da maneggiare con precauzione in punta di pinzetta, consente ad
ognuno di gustarselo osservandolo, classificandolo, scambiandolo come e quando
si desidera, rispettando i tempi che ognuno vuole dedicarvi dimenticando la
fretta, recuperando una lentezza che fa bene alla mente.
Dal
punto di vista didattico l’ esperienza della collezione personale si inserisce
in un progetto più ampio e articolato che, con le colleghe. abbiamo denominato
“IMPARO AD ORIENTARMI” mirato a sviluppare alcune competenze di ricerca
nello spazio scritto dei libri, in quello del computer, nello spazio vissuto del
paese, nello spazio personale del mondo affettivo. Per quest’ ultimo è stato
sollecitato nei
bambini un forte impegno di riflessione sul materiale, ancora confuso e
indifferenziato, delle emozioni,
desideri, delle curiosità che i bambini sperimentano ai quali, però, non sanno
ancora dare un nome e attribuire significati perché, piccoli come sono, tutto
si mescola tra realtà e fantasia.
A
questo particolare settore è stata connessa l’ esperienza della filatelia.
Il
discorso, in sostanza, è stato racchiuso in una domanda che, proposta
dall'adulto, ogni bambino ha poi dovuto porre a se stesso: “Ora che hai tante
immagini nel tuo classificatore, quali sono quelle che ti danno un senso di
gradevolezza, che ti fanno sentire bene, che ti incuriosiscono più di altre?”
Non
c'è stato un tempo determinato dall’ esterno per trovare una risposta, ad
ognuno è stato consentito tutto il tempo necessario per chiarire a se stesso
dove fossero orientate le proprie curiosità.
Certezze,
incertezze, ripensamenti, tentennamenti, il vuoto, il nulla...
Facile
non è stato per molti ed è naturale che sia così, ma i francobolli, collocati
tra altri stimoli che la scuola propone, hanno consentito che pian piano
qualcosa cominciasse ad emergere, hanno fornito ulteriori possibilità di far
affiorare idee, dubbi, paure, fraintendimenti in un clima di pacatezza, con
dialoghi che hanno coinvolto ad uno ad uno tutti i bambini: i più sicuri e
intraprendenti hanno dato consigli, fornito suggerimenti, ai più incerti è
stato dato il tempo di tradurre in parole i pensieri confusi.
Si
è giunti infine a delimitare un campo di interesse ed ognuno ha deciso.
E'
seguita un'ulteriore decisione da prendere: voglio realizzare una collezione su
ciò che mi piace o no?
Sono
seguite altre discussioni in merito perché, questa volta, le “paure”
sembravano in alcuni casi indotte dalla famiglia che stava scorgendo in questa
iniziativa un compito aggiuntivo che avrebbe richiesto tempo da sottrarre ad
altre attività extrascolastiche.
Gli
interventi che si sono resi necessari sono stati orientati a spiegare su quale
terreno ci si poteva muovere: libertà assoluta e incondizionata di aderire alla
proposta offerta a scuola ( non dalla scuola ) che è finalizzata alla
possibilità di sentirsi bene a proprio agio, giocando in maniera diversa dal
solito.
C'è
stata una notevole difficoltà a spogliare l'attività filatelica da connotati
scolastici!
Comunque
ce l'abbiamo fatta.
L'aspetto
che mi piace sottolineare per la forte valenza educativa che possiede è la
possibilità che è stata data di dire “no”: si presuppone un'analisi delle
possibilità, una valutazione , una scelta, una decisione.
L’
essere messi in condizione di scegliere, nel mondo dei bambini che è comunque
eterodiretto, è situazione nuova, sorprendente, inusuale a scuola; all'inizio
disorienta, ma poi rassicura perché un “NO” (motivato) denota sempre un
inizio di identità.
Anna Maria Cima