di
Nino Barberis
( Cronaca Filatelica - novembre 1980 )
Non pretendiamo d'inserire la filatelia come nuova materia scolastica. Ma o proprio cosi difficile potersene servire almeno come sussidio didattico? Qualche maniera ci sarebbe...
""La Rivista quindicinale'Doposcuola' di Torino ha iniziato una rubrica filatelica, dovuta all'Egr. Cav. Prof. M. Robatto. La Rivista è per i fanciulli, e per i piccoli collezionisti è naturalmente redatta la 'Rubrica Filatelica' ma i piccoli di oggi saranno i grandi di domani"".
Questo è il primo accenno ad un contatto tra filatelia e scuola che sono riuscito a trovare nella storia della filatelia italiana. Risale al 1933. Il trafiletto è stato infatti pubblicato sul n. 279/3, 31 marzo 1933 de «I Bollettino Filatelico».
Quasi mezzo secolo è passato, ma dobbiamo constatare che il problema «Scuola e Filatelia» è tuttora aperto, insoluto. Anche se il maestro Gastone Rizzo, che può essere riconosciuto come l'autentico pioniere del tentativo pratico di introduzione della filatelia come ausilio didattico, titolava nel 1948 un suo lungo articolo: Filatelia e Scuola: binomio del futuro. L'articolo fu pubblicato su «Italia Filatelica», n. 38, marzo 1948: con stile un po' deamicisiano, il maestro Rizzo, che in seguito doveva riferire riferire ripetutamente le sue esperienze didattiche con l'ausilio di francobolli, raccontava i suoi primi tentativi, i successi, la commovente riconoscenza dei suoi piccoli allievi. Questa sua iniziativa il maestro Rizzo la riprese dopo un'interruzione forzata dovuta prima al servizio militare, poi ad altra attività. con risultati che interessarono sempre anche la grande stampa di informazione (la «Domenica del Corriere» gli dedicò un ampio servizio nel 1952), talché si giunse a sperare che sarebbe stata la volta buona per «sfondare con il Ministero». Dove per «Ministero» si intende ovviamente quello della Pubblica Istruzione, rimasto finora sordo, cieco e muto nei confronti della filatelia.
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I francobolli come elementi illustrativi di una ricerca sull'energia |
Nessuno ha intenzione di chiedere l'inserimento della filatelia come nuova materia scolastica: Dio ce ne scampi e liberi. Ma come sussidio didattico sì, in quanto decine di casi documentati ( e di quanti altri non ci sono arrivate tracce?), di insegnanti filatelisti e non, hanno comprovato inequivocabilmente l'utilità del francobollo, più e meglio anche dei più moderni e sofisticati mezzi audiovisivi, in appoggio alle lezioni vere e proprie ed ai libri di testo, ai quali il francobollo non ha certo la pretesa di sostituirsi.
Non era filatelista, per esempio, il maestro Aldo Vitali che introdusse i francobolli nella V classe elementare della scuola «Giusti» a Porta Volta, a Milano («II Collezionista - Italia Filatelica», n. 8/1967), nè la professoressa Nicola, titolare della cattedra di educazione artistica presso la scuola media «Meucci» di Torino, che utilizzò con successo i francobolli come sussidio didattico in una terza, per lo studio della «Storia dell'Arte» («Filatelia Italiana», n. 2, 25 gennaio 1968). Ne era filatelista il professor Giacomo Piardi dell'Istituto tecnico «Carlo Cattaneo» di Milano, che vide nel francobollo un prezioso ausilio all'insegnamento della storia, della fisica, ecc. vedi («II Francobollo», n. 17, aprile 1947). Nè era filatelista la signora Ada Chioatto, insegnante di una III classe della scuola «A. Muzio» di Milano, che realizzò nel 1977 quello che ritengo un piccolo capolavoro con una collezione collettiva «Programma di un anno», che può essere veramente presa a modello di ciò che si può fare con il francobollo nella scuola e per la scuola. Di quest'ultimo episodio non reco citazioni perché tutta la stampa filatelica italiana ne ha parlato.
Ho citato sola testimonianze di non filatelisti, perché se dovessi riferire tutte quelle della «nostra sponda» (che potrebbero anche essere meno credibili in quanto forse troppo di parte, come chi scrive) potrei riempire un volume. Tuttavia nel corso degli ultimi lustri si sono battuti in parecchi affinchè la scuola aprisse un piccolo varco alla filatelia, magari anche solo per darle la possibilità di dimostrare quanto il francobollo poteva realmente offrire.
Non posso giurarci, ma credo che una sola volta un ministro della Pubblica Istruzione abbia avuto occasione di esprimersi sul francobollo. Si tratta dell'onorevole Gui, che lo definì «valido ausilio dell'educazione e dell'istruzione». Gli altri suoi predecessori e successori hanno ignorato il francobollo nella maniera più totale.
Non è che nel settore scolastico non si sia mai fatto niente. Tutt'altro. Abbiamo esempi abbastanza vistosi ed anche qualche iniziativa portata avanti con una certa continuità, in genere da filatelisti vicini alla scuola a causa della loro professione di insegnanti a vari livelli. Ma è sorprendente che tutte queste iniziative non abbiano mai superato l'ambito locale o siano sempre rimaste in superficie. La scuola italiana, come istituzione, non ha mai recepito i messaggi di questi filatelisti di buona volontà e non c'è mai stato il minimo collegamento fra ministero delle Poste e ministero della Pubblica Istruzione per abbinare il francobollo alla scuola in una qualsiasi iniziativa ufficiale, nè risulta che ci sia stato alcun tentativo ufficiate, anche su scala ridotta, per sperimentare la validità del francobollo — e della filatelia in generale — come sussidio didattico.
Probabilmente c'è il sospetto, alla base, che la «filatelia» voglia approfittare della scuola con recondite finalità commerciali esclusivamente per «creare dei filatelisti».Creare dei filatelisti avrebbe semmai dovuto essere lo scopo, principale o indotto, della «Giornata del Francobollo», iniziativa partita dal ministero delle Poste e Telecomunicazioni, che utilizzava la scuola unicamente come «massa» da mettere in movimento, ma senza puntare al fine fondamentale, cioè quello di usare il .francobollo come sussidio didattico.
Confesso che quando fu indetta la prima «Giornata del Francobollo», pur dissentendo formalmente dalla sua impostazione (che pensava più al bei «temino» che alla filatelia, così come successivamente ha pensato più al disegnino che a creare dei collezionisti di francobolli), avevo avuto un barlume di speranza che, una volta socchiusa ufficialmente la porta di questo faticoso contatto tra scuola e filatelia, potesse poi per evoluzione naturale svilupparsi una forma di collaborazione proficua per entrambe le parti. Premetto anche che quando io parlo di filatelia parlo di «collezionismo»: non mi interessa il francobollo in quanto merce da vendere. Ma credo che il ministero delle Poste persista in un grosso equivoco se pensa di vendere, grazie al costoso tipo di propaganda che fa tra i ragazzi attraverso la «Giornata», un maggior numero di francobolli. Potrà venderne di più solo se creerà un maggior numero di collezionisti (che, a mio parere, non si formano nè con il tema nè con il disegno).
Sul fatto che la "Giornata del Francobollo" sia un fallimento pressoché totale è ormai d'accordo tutta la stampa filatelica. Ma qui mi preme evidenziare soprattutto la magnifica occasione perduta, almeno in questi primi vent'anni, di gettare un ponte tra la filatelia e la scuola.
Quando, dopo i primi dieci anni della «Giornata», si tirarono le prime somme (vorrei citare un articolo del nostro Danilo Bogoni su «Filatelia Italiana», n. 5, 10 maggio 1969), venne per esempio messo in rilievo che Taranto aveva avuto 2.505 partecipanti, contro 26 di Milano, 49 di Roma, 16 di Torino, ecc. Qualche mese dopo Carlo Petrone, su «Attualità Filatelica e Numismatica», n. 2, novembre 1969, spiegava cosi le ragioni per cui, nel quadro dell'insuccesso globale della «Giornata», si inseriva il successo di Taranto: «Uno dei punti dolenti della Giornata del Francobollo è proprio /' attrito esistente fra Provveditorati agli Studi e Direziono delle Poste. Com'è noto, il Regolamento prevede che la commissione per l'assegnazione dei premi sia composta esclusivamente da tre rappresentanti della Direziono delle Poste (Direttore, Vice Direttore ed un Ispettore), mentre esclude tanto i rappresentanti del mondo della scuola che quelli della filatelia. Eppure chi svolge il tema è uno studente, ed il tema riguarda i francobolli! Per superare questo balordo ostacolo, il Direttore àelle Poste di Taranto ha ritenuto di potersi avvalere, con funzioni consultive, della collaborazione di un professore delegato dal Provveditorato e di un filatelista designato dal Circolo Filatelico. In tal modo si è raggiunto serenamente l'incontro fra le tre fondamentali componenti che concorrono a far realizzare ogni anno, con ottimi risultati (solo a Tarante, N.d.A.) la Giornata del Francobollo».
La «Giornata del Francobollo» è stata quindi — almeno finora — una meravigliosa occasione perduta per agganciare la Scuola al Francobollo e per permetterle di scoprire tutto ciò che nel francobollo c'è di didattico, di formativo, di culturale per i ragazzi.
Iniziative di circoli filatelici per contattare la scuola ve ne sono state a decine. Una di quelle più tipiche è costituita dall'invito alle scuole di inviare le scolaresche a visitare le mostre filateliche. Mi sembra effettivamente di rilevare — negli ultimi anni — una più frequente presenza delle scuole, con visite guidate dagli insegnanti, alle mostre. Anche qui però, secondo le informazioni che ho potuto raccogliere, si tratta prevalentemente di adesione a titolo personale di direttori didattici o di presidi favorevoli alla filatelia, più che di radicata convinzione e di iniziativa sistematica. A parte il fatto che, qualche volta, viene poi a mancare sul posto la persona adatta a fornire ai ragazzi spiegazioni adeguate alla loro formazione, il che viene a neutralizzare in gran parte l'efficacia della visita. Per cui tutto si risolve in un gran caciare, che termina con un sospiro di sollievo degli organizzatori quando l'ultimo gruppo se n'è andato.
Vi sono poi iniziative in grande, come quella, abbastanza recente, curata da Tommaso Valente, direttore de «La Tribuna del Collezionista», che nel corso di una conferenza sui fini e gli scopi della promozione filatelica nella scuola ha potuto distribuire agli alunni delle scuole elementari, di tre scuole medie, di due istituti professionali, di un liceo scientifico e dell'Istituto Nautico, tutti di Gaeta, ben cinquemila copie del catalogo «Sassone Blu», cinquantamila francobolli, cinquemila buste filateliche e cinquemila copie di riviste specializzate. Sarebbe interessante poter rilevare, fra qualche anno, quello che gli americani chiamano il ROI (return of investment), cioè quanto ha fruttato questo massiccio investimento promozionale: in altre parole, quanti nuovi giovani filatelisti si sono creati, fra i cinquemila che sono stati gratificati da tanta manna.
Un'altra iniziativa abbastanza comune, sulla quale tuttavia — a titolo personale — esprimo le mie riserve, riguarda l'esecuzione di bozzetti di francobolli, cioè di disegni fatti dagli scolari, a mo' di francobollo, sui temi più disparati: ne ho visti su «La mia città» (precorrendo di anni l'originale pensata del ministero delle Poste per il tema 1980 della «Giornata del Francobollo»), sulla «Conservazione della Natura», sul tema «Europa», sulla «Conservazione dell'Energia», sull'«Anno Internazionale del Fanciullo». I sostenitori della validità di iniziative del genere affermano che esse offrono contemporaneamente il triplice pretesto per interessare i ragazzi all'argomento svolto, per sviluppare il loro senso artistico e per far loro conoscere ab ovo che cos'è un francobollo.
Ignoro se il ministro della Pubblica Istruzione abbia mai dato istruzioni (mi si passi il bisticcio di parole) su come comportarsi nei confronti del filatelisti che vengono a «rompere» con qualche proposta di collaborazione. Non so quindi se esiste qualche velina ministeriale che autorizza i Provveditori, o i Presidi, o i Direttori didattici a tollerare o ad accettare o a favorire iniziative o proposte individuali o di circoli che possano essere avanzate localmente: è quasi . sempre — infatti — qualche agitprop dell' ambiente filatelico (individuo o circolo che sia) a farsi avanti. In qualche fortunato caso questo filatelista è anche insegnante: può così meglio riuscire a districarsi nella burocrazia scolastica e realizzare qualche cosa.