Nazionalità
L'indicazione della nazionalità è obbligatoria su tutti i francobolli per legge internazionale, con qualche eccezione. La Gran Bretagna sostituisce il nome con un piccolo profilo del regnante di turno. Alcune nazioni che utilizzano alfabeti particolari (cirillico, greco, cinese, giapponese, arabo...) oggi scrivono la nazionalità anche in caratteri latini, ma per il riconoscimento dei loro francobolli più antichi è richiesta una buona dose di esperienza o un complesso lavoro di confronto sui cataloghi.
Formato e dimensioni
Anche se esistono francobolli rotondi, esagonali, triangolari, romboidali la stragrande maggioranza
ha forma quadrata e rettangolare ed ha dimensioni di lunghezza e larghezza limitate a pochi centimetri. I cataloghi forniscono le misure dei francobolli espresse in millimetri riferite alle vignette (escluso il margine) e per convenzione la prima misura si riferisce al lato orizzontale e la seconda all'altezza. Esistono francobolli rettangolari molto piccoli (qualche millimetro per lato, per esempio del Sud Africa) e francobolli enormi (molti centimetri per lato, per esempio degli Stati Uniti). L'Italia ha prodotto prevalentemente esemplari rettangolari tra cui molti francobolli ordinari di piccola dimensione e qualche commemorativo di più grande formato. Oggi le dimensioni dei lati dei francobolli italiani sono mediamente comprese tra i 20 ed i 30 mm.
Valore facciale
Ogni francobollo ha un valore facciale che corrisponde al suo valore di affrancatura, e che è anche il costo del francobollo al momento dell'acquisto. Non è il suo valore commerciale dopo il suo esaurimento o dopo la sua scadenza di validità, perché questo è invece legato alla sua rarità e al commercio filatelico. Il valore facciale, quando è espresso (abbiamo parlato dei francobolli il cui valore è espresso da lettere o simboli) s'intende ovviamente espresso nella moneta locale, che spesso, specialmente oggi, non è però indicata. Oggi nei paesi dell'unione europea che stanno attraversando la fase di transizione verso la moneta unica, l'euro, il valore è espresso sia nella moneta locale sia in euro.
Raramente il valore di facciale è stato variato per legge senza sovrastampare i francobolli con un nuovo valore, ma sono esistiti alcuni casi quando variazioni monetarie interne lo hanno reso necessario per trasformazione di monete, come in Francia quando il franco passò da leggero a pesante
Colori
Le vignette e le scritte dei francobolli possono essere in bianco e nero o coloratissimi, ottenuti con inchiostri colorati in processi di stampa complessi e multipli, spesso scelti per la loro gradevolezza, ma anche legati a criteri di sicurezza contro la falsificazione. Spesso però, specialmente nel passato, i francobolli erano monocromi, ossia utilizzavano un solo colore. Molti "numeri uno" del mondo (cioè i primi francobolli emessi da ogni Stato) erano neri, ma si scoprì presto che i colori scuri non erano adatti perché nascondevano il bollo annullatore, anch'esso nero. I cataloghi elencano i colori di ciascun francobollo accanto al loro valore facciale: per i più recenti li definiscono "policromi" in quanto i colori impiegati sono molti (anche 6) e variamente miscelati, in Italia i colori base impiegati nella stampa dei francobolli sono oggi riportati in triangolini di colore impressi sui bordi di foglio.
Stampa
I procedimenti di stampa impiegati per realizzare i francobolli sono sempre stati numerosi e legati alla tecnologia del tempo. Inizialmente furono prodotti in tipografia (forse il metodo più usato) litografia o calcografia che consentiva stampe piccole, ben dettagliate e molto precise. A partire dagli anni Venti si preferirono le più moderne tecniche rotocalcografiche ed offset per incrementare i volumi prodotti. In questa sede non pare opportuno approfondire le diverse tecniche di stampa.
In anni recenti i sistemi di stampa sono anche stati combinati uno all'altro per rendere sempre più difficile la falsificazione, che in verità oggi è pressoché irriconoscibile per l'introduzione di tecniche fotografiche conosciutissime, poco costose, di facile taratura cromatica, e quindi recentemente i sistemi di sicurezza antifalsificazione si sono rivolti ad altre caratteristiche dei francobolli (fluorescenza, fosforescenza, dentellature speciali) combinate con i processi di stampa e con l'impiego di colori speciali (interferenziali). Il tipo di stampa condiziona spesso il valore filatelico di francobolli identici prodotti con due diversi sistemi di stampa in tempi diversi. I difetti di stampa sono numerosi e possono dar luogo a variazioni dal normale rilevanti e pregiate: le varietà.
Di norma i francobolli nuovi sono sempre stati venduti con uno strato di colla al verso per farli aderire alla carta degli involucri postali. Il sistema più comune utilizzato quasi ovunque nel mondo è l'impiego di gomme essiccanti di vario tipo in strato sottilissimo applicata al verso dei francobolli che, inumidite con l'acqua, attivano la loro capacità adesiva e bloccano l'esemplare alle superfici a riessiccazione ottenuta. Le gomme filateliche con solvente acquoso furono all'origine di estrazione vegetale ed animale, ma nel secondo dopoguerra per ridurre costi ed aumentare la capacità adesiva ebbero origine plastica e sono in genere di tipo "vinilico".
In tempi molto recenti sono state usate anche gomme con solventi non acquosi di formula riservata, applicate al verso dei francobolli detti "autoadesivi". Questi francobolli vengono messi in commercio aderenti ad un foglio siliconato da cui si staccano facilmente. Queste gomme aderiscono fortemente alla normale carta postale, rendendo difficile il recupero degli esemplari usati che vengono quindi inseriti nelle collezioni su piccoli frammenti.