F.T. Marinetti ed una delle sue opere letterarie
Filippo Tommaso
MARINETTI
Fondatore del Futurismo
Filippo Tommaso Marinetti è oggi uno degli artististi e
letterati italiani più celebrato, studiato e forse anche il
più innovativo poiché le idee contenute nei suoi scritti
sono alla base del rinnovamento artistico italiano ed
europeo del primo novecento. Viene ricordato come il
fondatore dell’Avanguardia Fururista, ossia di un
movimento ideologico artistico nuovo e complesso rivolto ad
ogni arte e scienza che nei primi anni del ‘900
esaltava la fiducia nell’avvenire, le capacità
individualiste dell’uomo, lo siluppo delle scienze, l’ascesa della
civiltà delle macchine e quindi l’abbandono di ogni
riferimento al passato, di ogni forma artistica, letteraria,
politica e sociale che riprendeva e ricordava la
tradizionale cultura italiana ed europea del passato.
Marinetti nacque ad Alessandria d’Egitto nel 1876, ma
trascorse la sua giovinezza a Parigi, in Francia, dove
si laureò in giurisprudenza e come scrittore d’avanguardia,
pubblicò in francese le sue prime opere letterarie.
Scrisse nel 1897 “I vecchi Marinai”, nel 1905 “Re
baldoria” e, trasferitosi a Milano, fondò la rivista
internazionale “Poesia” con al collaborazione di
numerosi grandi scrittori dell’epoca (D’Annunzio, Trilussa,
Gozzano ecc.) ma esplose nella conoscenza del pubblico e
dalla moda nel 1909 quando il giornale parigino
“Le Figaro” pubblicò il suo primo “Manifesto del
Futurismo”, completato l’anno successivo da “Il manifesto
della letteratura futurista” nei quali teorizzò nuovi
mezzi espressivi per rendere più dinamica questa arte. In
questi suggeriva, con enfasi e veemenza, di utilizzare
parole sempre più libere e slegate, fuori dagli schemi
scolastici e logici, di creare opere teatrali essenziali,
sintetiche o solo gestuali. Anche lo stile concitato,
aggressivo, emotivo, esclamativo con cui scrisse i vari “Manifesti-proclami-racconti-romanzi”
che pubblicò
tra il 1910 ed il 1930 fu accolto con favore da molti
artisti dell’epoca (Balla, Boccioni, ecc.), insoddisfatti dal
formalismo e dal perbenismo ottocentesco. Nel 1915 scrisse
“La guerra, sola igiene del mondo”, opera breve
ma intensa che fu presa a modello anche da quella frangia
politica italiana che poco dopo si espresse nel
Fascismo e nella politica italiana dei decenni successivi.
Il movimento promosso da Marinetti coinvolse la
pittura, l’architettura, la musica, il teatro, la
letteratura e perfino la fotografia. La poesia fu stravolta dal
“paroliberismo” e dalla distruzione della sintassi, la
pittura
fu sconvolta dalla rappresentazione contemporanea del
movimento su
diversi piani prospettici, il teatro tradizionale fu
sostituito da quello
“verticale” che portava l’azione molto al di sopra del
piano degli
spettatori, la musica sinfonica fu trasformata in suoni di
varia origine,
tra cui quelli “motoristici-aeronautici”, e la
fotografia fu invasa dalla
moda dei collages. Al di la degli estremismi, Marinetti, fu
un grande
innovatore perchè suggerì con i suoi scritti una
trasformazione
dell’intero sistema della comunicazione che certamente è
all’origine
di quello attualmente utilizzato. Divenne Accademico d’Italia
e fu
celebrato dal regime fascista che dalle sue idee prese
spunti e
ideologie. Morì nel 1944 a Bellagio, dopo aver animato fino
alla fine
il movimento che aveva inventato, lasciando oltre all’influenza
nelle
varie arti, un genere letterario nuovo che ha condizionato
un lungo
periodo della cultura italiana ed europea.
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