Giulio
NATTA
Premio NOBEL
per la Chimica
1963
( 1903 – 1979 )
Giulio Natta è l’unico italiano da aver
ricevuto il Premio Nobel per la Chimica,
vantando di aver compiuto tutti i suoi studi e
le sue ricerche esclusivamente in patria.
Gli altri Premi Nobel italiani in materie scientifiche hanno
infatti dovuto trasferirsi all’estero per effettuare o
completare le loro scoperte, al contrario di G. Natta, che
ha sviluppato il suo lavoro esclusivamente in Italia.
Giulio Natta, nato ad Imperia nel 1903 da una famiglia di
magistrati, dimostrò fin da ragazzo la sua grande
predisposizione per le materie scientifiche e quindi,
assecondato dalla famiglia, si iscrisse alla facoltà di
Chimica del Politecnico di Milano nel 1921, ove si laureò
nel 1924 ed ove iniziò a studiare le strutture
cristalline dei materiali ai raggi X. Nel 1932 ottiene una
borsa di studio dall’Università di Friburgo con la
quale avvia le ricerche sugli altipolimeri (proteine,
cellulosa, materie plastiche, gomma, resine e fibre tessili).
Nel 1933 divenne professore ordinario di chimica all’Università
di Pavia, nel 1935 si trasferì a Roma e nel
1937 a Torino, per tornare nel 1938 al Politecnico di Milano
a coprire la cattedra di Chimica Industriale,
sostituendo il suo antico maestro, G.R. Levi, allontanato
dall’insegnamento pubblico a causa delle leggi
razziali sul semitismo allora vigenti. La nomina fu
conseguenza dei suoi lavori sulla sintesi e la
polimerizzazione del metanolo e della formaldeide che fino a
quel momento dimostravano la supremazia
tedesca nel settore chimico. Il suo maggior sforzo di
ricerca si sviluppò quindi tra il 1930 ed il 1940, periodo in
cui approfondì le ricerche sulla produzione della gomma e
sui polimeri, con particolare attenzione a quelli con
struttura cristallina ordinata che presentavano migliori
attitudini all’impiego industriale per la produzione di
materie plastiche dure e resistenti. Per questo lavoro si
avvalse anche del supporto e dell’assistenza di una
grande azienda italiana, la Montecatini, che credendo nel
suo lavoro e nelle ricadute economiche delle scoperte
di G. Natta sulle materie plastiche creò quel connubio
indispensabile tra industria e ricerca che alla fine
permise la realizzazione della sintesi del polipropilene per
la quale gli fu riconosciuto il premio Nobel.
Il Moplen ed il Meraklon, questi sono i nomi brevettati
dalla Montecatini delle due forme in cui si sviluppa la
sintesi del polipropilene (il primo sotto forma solida, il
secondo sotto
forma di fibre e tessuti), sono le materie plastiche che
segnarono gli
anni del boom industriale europeo e mondiale dopo il 1950.
Questi
nuovi materiali, duri e resistenti, termoformabili, poco
solubili nei
comuni solventi domestici, utilizzati per produrre tessuti,
piatti,
bicchieri, secchi, bacinelle e infiniti altri oggetti d’uso
industriale e
domestico, che non temevano l’acqua bollente (si
rammollivano a
temperature superiori ai 180°C), invasero il mondo tanto
che il
consumo medio dal 1950 è stato calcolato pari a 4 kg circa
per ogni
abitante del mondo. Grazie a queste scoperte, insieme a Karl
Ziegler,
scopritore del polietilene, ottenne il premio Nobel nel
1963.
Dal 1938 al 1973 insegnò a Milano, divenendo professore
emerito e
dirigendo senza interruzione l’Istituto di Chimica
industriale. Morì a
Bergamo nel 1979 dopo anni difficili per motivi di salute e
per le
critiche degli ambientalisti che lo accusarono di non aver
previsto, a
causa dell’industruttibilità delle materie plastiche
inventate, l’alto
tasso di inquinamento da queste provocato sul suolo
terrestre.
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