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Storie di commemorativi 3

di Giovanni Micheli

L’autore era un esperto filatelista, prolifico scrittore, morto pochi anni fa. Per il volume La Repubblica italiana, del
2003, aveva scritto Storie di commemorativi. Dopo più di dieci anni, Qui Filatelia lo ripropone a puntate.

Il brutto e il bello                                  Continuità dunque che si rivela nella serie emes-
«Provvisto di connotati così vari e complessi, di     sa il 31 ottobre 1946 per celebrare il referendum
una carica semantica talmente ampia e di radici       che il 2 giugno dello stesso anno aveva segnato la
storiche e figurative tanto profonde e articola-      fine della monarchia: gli otto valori che la com-
te, il francobollo può anche venir considerato e      pongono sono basati su bozzetti di Corrado Mez-
giudicato sotto il semplice profilo estetico, alla    zana ritornato al ruolo di protagonista del fran-
stregua cioè di un’incisione o di una stampa più      cobollo italiano dopo un’effimera fase di eclissi
o meno d’arte… In realtà, il francobollo è oggi       ‘epurativa’. Le vignette illustrano le repubbli-
il mezzo figurativo più stringato e concentrato       che italiane del Medioevo, Amalfi, Lucca, Sie-
di propaganda, quasi un manifesto murale ri-
dotto ai minimi termini, dal quale il substrato
sociale e politico si rivela con estrema chiarezza
e pregnanza. Ed è anche il mezzo figurativo di
propaganda più capillarmente diffuso, sia nei
diversi strati della società, cioè a livello locale,
sia in senso orizzontale, per i suoi destinatari si-
tuati in un sistema terminale che ignora distanze
e frontiere».
Federico Zeri, che ha scritto queste parole, si è
occupato dei francobolli italiani (Grafica e ide-
ologia dalle origini al 1948), in un suo studio
uscito nel 1980. Chiudendo questo suo esame al
1948, ebbe solo modo di considerare la serie De-
mocratica di «insignificante valore figurativo, in

accordo con la retorica, vacua e consunta, che ne     na, Firenze, Pisa, Genova e Venezia, mentre il
costituisce la tematica», affermando che nei va-      valore più alto riprende la tela del Giuramento
lori più alti della serie «ricompare (anche se con    di Pontida quale lo immaginò il pittore ottocen-
connotati nuovi) la vecchia retorica patriottico-     tesco Amos Cassioli. Dal travisamento, in chiave
romanista» da cui «risalta non già la restaura-       nazionalista, della storia di Roma antica, si pas-
zione (ché di restaurazione sarebbe improprio         sa ora a quello della storia dell’Italia medievale,
parlare), bensì la perfetta continuità dell’ossatu-   in un’atmosfera che si fa sempre più pesante e
ra burocratica dello Stato italiano fascista e post-  sempre più cattolica (specie dopo che la nuova
fascista, della sua ideologia e della sua capacità    Costituzione, proclamata il 1° gennaio 1948, ha
a mascherarne l’essenza dietro slogan alla moda,      incluso i Patti Lateranensi tra i suoi articoli).
ora quello libertario.                                È ancora il Mezzana, con i quattro valori emessi
                                                      il 1° marzo 1948 in memoria di santa Caterina
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